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Sostenibilità industriale: le sfide per le aziende energivore

Per le aziende energivore, sostenibilità industriale e decarbonizzazione passano anche dall’uso della calce, grazie alla sue caratteristiche uniche. Vediamo come.

Le aziende che per loro natura sono definite “energivore”, cioè quelle caratterizzate dall’impiego di una notevole quantità di energia per il funzionamento dei propri processi produttivi, sono costrette al giorno d’oggi ad affrontare sfide significative in termini di sostenibilità industriale e ambientale, costi operativi e responsabilità sociale.

Da anni ormai, le imprese che operano nei settori industriali come acciaio, chimica, ceramica, e vetro, sono infatti impegnate nella riduzione dei propri consumi e delle emissioni di anidride carbonica con lo scopo di poter conseguire gli obiettivi europei di decarbonizzazione fissati al 2030 e 2050.

Questa finalità viene perseguita attraverso la continua ottimizzazione dei processi produttivi e si sostanzia con l’adozione di soluzioni sempre più efficienti sia da un punto di vista energetico che ambientale; queste attività toccano da vicino anche Unicalce, in quanto fornitore strategico di calce per molte industrie energivore, quali quella siderurgica o l’industria del vetro.

I vantaggi dell’uso della calce nel comparto siderurgico

Il comparto siderurgico è uno dei pilastri dell’economia nazionale: secondo i dati di Federacciai, con 25 milioni di tonnellate di produzione di acciaio, l’Italia è il secondo Paese europeo, dopo la Germania, per produzione siderurgica. La calce viene impiegata come scorificante ed agente desolforante, essendo impiegata nel processo di fusione del rottame ferroso come una sorta di “spugna” per assorbire e, quindi, catturare e rimuovere le impurità e le sostanze nocive presenti (silica, fosforo, solfuro, ecc.), determinando un significativo impatto positivo sulla produttività e sulla pulizia dell’acciaio, che ne migliora la qualità finale e ne riduce i costi di produzione.

Una costante ricerca e sviluppo, oltre che la stretta collaborazione con la filiera siderurgica, ha permesso nel tempo di affinare e rendere sempre più efficiente l’utilizzo della calce nel processo produttivo dell’acciaio, riducendone i quantitativi specifici impiegati e, di conseguenza, anche la CO2 emessa durante la produzione della calce. Un esempio significativo di come la collaborazione interna alla filiera, possa permettere di ottenere risultati estremamente vantaggiosi.

 

Sostenibilità industriale: il ruolo della calce nella produzione del vetro

Tradizionalmente, il processo di produzione del vetro prevede l’utilizzo di prodotti cosiddetti “crudi”, quali carbonati di calce e magnesio e silice pura, che miscelati e fusi ad alte temperature per ottenere il prodotto finale, rilasciano in atmosfera un elevato quantitativo di emissioni di CO2.

La sostituzione dei prodotti calcarei tradizionali con prodotti già calcinati (quindi già cotti a monte della filiera) consente di spostare le emissioni di CO2 in atmosfera derivanti dal processo fusorio dal produttore di vetro a quello della calce.

Da un punto di vista di sostenibilità ambientale, questo approccio risulta più efficace in quanto consente di ridurre le emissioni di CO2 grazie alla minor apporto di energia richiesto dai forni dei produttori di calce, ottimizzati allo scopo grazie al loro sistema di rigenerazione e recupero del calore generato. Al contrario, i forni dei produttori di vetro non presentano tale efficienza energetica.

Inoltre la concentrazione delle emissioni in un unico luogo anziché diffusa lungo tutta la filiera produttiva, rende possibile innescare meccanismi di cattura e eventuale reimpiego della CO2 emessa, su cui si stanno facendo significativi passi in avanti.

L’utilizzo della calce in sostituzione dei prodotti crudi quindi rappresenta un tassello importante per il comparto del vetro nel processo di sostenibilità; un vantaggio ben compreso dai produttori di fibra di vetro che la utilizzano da oltre quindici anni e, oggi, di forte interesse anche per quelli di vetro cavo e piano.

 

 

La carbonatazione della calce per le aziende energivore

Ultimo punto altrettanto significativo per comprendere le potenzialità della calce nel percorso di decarbonizzazione delle aziende energivore come quelle dell’acciaio e del vetro qui considerate, è il tasso di carbonatazione di queste applicazioni, cioè la percentuale di CO2 che viene ri-catturata durante la vita utile dei prodotti e sottoprodotti industriali di tali filiere in rapporto a quella emessa durante il processo di produzione.

Uno studio del Politecnico di Milano (PoliMI) commissionato nel 2018 dall’EuLA, l’Associazione europea della calce (European Lime Association) e che ha preso in esame circa l’82% dell’utilizzo della calce a livello Europeo, ha evidenziato che il tasso di carbonatazione naturale dell’industria della calce in Europa rappresenta, in media, il 33% delle emissioni di CO2 di processo originariamente generate dalla produzione di calce. Nel caso specifico di un’industria energivora come quella dell’acciaio, il semplice stoccaggio delle scorie comporta un riassorbimento naturale nel primo anno di circa il 28% della CO2 emessa durante il processo.

Il Gruppo Unicalce, fornitore leader e storico di settore, ha sempre sostenuto e perseguito l’innovazione tecnologica, compiendo sforzi significativi nel rendere sempre più efficiente il proprio processo produttivo e nel collaborare fianco a fianco con le industrie strategiche in cui è inserita, a maggior ragione quando si tratti di filiere ad elevato impiego di risorse.

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