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La Calce sostenibile passa anche da una gestione responsabile delle cave

La coltivazione delle cave professionale e responsabile, è uno dei pilastri della gestione sostenibile di Unicalce. Scopriamo insieme come.

L’attività estrattiva del calcare, materia prima necessaria alla prima fase del ciclo di produzione della calce, ha inevitabilmente un impatto sull’ambiente naturale e sociale circostante. Tuttavia, con un’attenta e responsabile gestione delle cave, è possibile migliorare il settore delle attività estrattive nel nostro Paese al fine di renderlo sostenibile per l’ambiente e per i territori.

Lo dimostrano i tanti esempi di gestione virtuosa e responsabile dei siti estrattivi di Unicalce, principale produttore italiano di calce calcica, dolomitica e prodotti derivati. Unicalce, da sempre attenta alla sostenibilità ambientale, coltiva e gestisce direttamente 10 cave di carbonati (calcari e dolomie), distribuite sul territorio italiano tra Lombardia, Liguria, Piemonte, Umbria, Lazio e Puglia, adottando principi minerari responsabili e sostenibili per le sue operazioni di estrazione e utilizzando tecnologie estrattive all’avanguardia e tecniche pensate in funzione del rispetto del territorio, della salute dei lavoratori, del recupero ambientale e del riuso delle aree a fine coltivazione.

Come migliorare le attività estrattive di una cava 

In accordo con le più moderne politiche di sostenibilità ambientale, la gestione delle attività estrattive e il miglior recupero ambientale di una cava devono nascere fin nella fase di progettazione della cava e il primo passo da compiere per un approccio sempre più consapevole consiste nella caratterizzazione della materia prima in previsione dell’apertura di un nuovo fronte di estrazione in cava.

Nella fase di pianificazione iniziale, infatti, l’attenzione riposta nella selezione della materia prima fa sì che, se una porzione non dovesse risultare idonea ai requisiti richiesti, questa non venga sfruttata. Dal momento che, in termini di sostenibilità, ciò che è più impattante è proprio il consumo della materia prima, ottimizzare lo sfruttamento della risorsa ai fini della qualità necessaria è fondamentale per non sprecare la materia prima non riciclabile, cioè i calcari. In questo contesto, Unicalce utilizza un metodo di pre-screening che si basa su un approccio multi-analitico integrato “in situ”, consentendo una rapida e affidabile caratterizzazione di grandi quantità di materia prima carbonatica. Questo processo mira a fornire una mappatura spazio-temporale dettagliata del giacimento, ottimizzando così la programmazione delle fasi di estrazione per la produzione di calce di alta qualità che risponda alle esigenze dei mercati in cui è impiegata.

Le buone pratiche di gestione dell’attività estrattiva

Nella coltivazione delle cave di calcare, di fondamentale importanza risulta, inoltre, la gestione di diverse tipologie di attività. Unicalce ha maturato una consolidata e collaudata esperienza nell’impiego di tecnologie innovative per il settore che favoriscono un’attività estrattiva di cantiere produttiva, sicura per il personale di cava e, soprattutto, con un limitato impatto visivo sull’ambiente circostante. L’azienda ha da sempre intrapreso una coltivazione di tipo responsabile, con un’attenzione particolare alla metodologia di escavazione e alla logistica dei trasporti interni nelle cave.

In molte delle cave Unicalce a cielo aperto, ad esempio a Lecco, a Narni, a Bernezzo si utilizza un particolare metodo di collegamento per superare il dislivello tra fronte in coltivazione e area di stoccaggio. Un tunnel verticale apposito, detto “fornello” situato in posizione centrale rispetto l’attività estrattiva viene infatti utilizzato per trasferire il materiale estratto. Da qui il materiale viene convogliato verso l’esterno lungo una galleria sub-orizzontale tramite un nastro trasportatore. Una volta uscito, lo attenderanno gli ulteriori processi di frantumazione, vagliatura, stoccaggio e successive lavorazioni. L’utilizzo dei nastri, evitando il trasporto su gomma, limita l’impatto sull’ambiente circostante. Sebbene questa tecnologia possa essere considerata oramai consolidata, Unicalce la adotta da decenni. A Lecco il fornello fu scavato quasi 50 anni fa con tutte le sfide tecnologiche che all’epoca la cosa aveva comportato.

Un esempio di metodologia estrattiva completamente diverso è quello rappresentato dalla cava di Brembilla, in provincia di Bergamo, in cui si è operato fin dagli anni ’20 del ‘900. La cava di Brembilla è oggi la cava sotterranea di calcare, coltivata per sottolivelli, più grande d’Europa e tra le più grandi al mondo, oggetto di numerose visite anche dall’Estero per la tecnologia impiegata e l’attenzione prestata agli aspetti ambientali.

A Brembilla, infatti, la coltivazione e la lavorazione mineraria avvengono all’interno della montagna, in grandi camere chiuse e completamente nascoste alla vista e quindi con impatto paesaggistico nullo.

Strategie e risultati del recupero ambientale nei siti estrattivi

Un ulteriore punto di grande importanza per ridurre l’impatto della coltivazione di cava è un adeguato ripristino ambientale a conclusione dell’attività estrattiva. Il miglior recupero ambientale possibile dei luoghi in cui sono presenti siti estrattivi nasce in primo luogo da un’attenta e corretta coltivazione.

Il progetto di ripristino deve essere contestuale al progetto di cava e la sua esecuzione si basa su un recupero graduale del gradone in esaurimento, prima di passare alla coltivazione dei successivi.

Il recupero avviene per fasi, utilizzando il materiale di risulta della cava e iniziando con la posa di materiale più grossolano al nucleo, nella parte a ridosso della scarpata, per consentire il drenaggio e la circolazione delle acque, sopra al quale vengono posati degli aggregati più fini e quindi del materiale terroso che costituisce la base per la piantumazione della vegetazione, scelta tra le essenze arboree autoctone. Lo scopo è proprio quello di rendere la parete il più possibile simile, sia visivamente che biologicamente a quanto era presente prima della coltivazione.

Oltre ai piani di recupero, spesso obbligatori per legge, in molti siti vengono attuate delle attività volontarie di tipo compensativo finalizzate alla mitigazione degli impatti causati dall’attività di estrazione che variano in funzione del territorio e vengono scelte d’intesa con l’Amministrazione locale. Questi aspetti, unitamente a metodologie di estrazione innovative, hanno portato ad un mutato atteggiamento degli enti pubblici e della società nei confronti delle attività estrattive, con una crescente consapevolezza che alcuni degli obiettivi della transizione energetica non possano essere facilmente realizzabili senza l’attività estrattiva.

La calce, ad esempio, è strategica per il raggiungimento degli obiettivi di dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell’Europa perché interviene tra le altre cose, nella purificazione dell’amalgama di alcune materie prime considerate necessarie per la transizione energetica, quali il litio e il rame, senza trascurare i vantaggi derivanti dalle sue applicazioni ambientali.

Il presupposto ovviamente, è sempre una condotta aziendale coscienziosa e sostenibile, che passa dalla mitigazione di tutti gli impatti esterni. Nel caso in oggetto, quindi, si tratta di svolgere un’attività estrattiva in modo responsabile, sicuramente secondo la regola d’arte, ma anche cercando di fare di più e di meglio dei meri vincoli di legge, così come Unicalce è abituata a operare nei suoi siti produttivi.

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